In Italia ci sono 141.000 psicologi iscritti all’Ordine, ma solo 23.000 sono uomini. il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha quindi introdotto le quote blu per tutelarli. La grande prevalenza femminile nella professione infatti non garantiva un’equa distribuzione delle posizioni all’interno del consiglio nazionale, dei consigli territoriali e degli organi disciplinari dell’Ordine degli psicologi.
Con l’introduzione delle quote blu, quindi, il Ministero ha imposto che il 20% dei posti disponibili sia riservato a uomini per tutelare la loro rappresentanza negli organi amministrativi dell’Ordine.
Troppe donne? Arrivano le quote blu
Secondo i dati dell’Inapp – l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche -, nel 2023 il tasso di occupazione femminile è stato del 52,5% in Italia, con un aumento dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un dato incoraggiante, soprattutto considerando le difficoltà storiche che le donne hanno affrontato per vedersi riconosciuti diritti e opportunità spesso riservati agli uomini.
Nel settore della psicologia, però, si verifica un interessante ribaltamento: qui sono le donne a dominare la professione.
Questa prevalenza di figure femminili ha spinto il Ministero a introdurre le quote blu per tutelare gli uomini.
La necessità ha riguardato dapprima il Piemonte, dove le iscritte all’Ordine costituiscono l’85% del totale, mentre gli uomini sono appena il 15%.
L’introduzione delle quote blu prevede che gli psicologi debbano esprimere almeno due preferenze su 9 ai candidati maschi, pena l’annullamento del voto.
Questo meccanismo è stato ora esteso a tutti gli Ordini degli psicologi italiani. Molto presto, inoltre, verrà applicato anche ad altri settori, come la scuola e la giustizia, dove la presenza femminile è nettamente prevalente.
Le ragioni della prevalenza femminile
Uno studio condotto dall’Istituto di Neuroscienze e Scienze Sociali della Scuola Sistemica Argentina (LINCS) ha indagato sulle ragioni per cui il numero di donne che scelgono di studiare psicologia è superiore a quello degli uomini. Questo si riflette in una maggiore presenza femminile che svolge la professione di psicologo.
Secondo la ricerca, alcune caratteristiche attribuite alle donne potrebbero spiegare questo fenomeno:
- Maggiore empatia: Il cervello femminile presenta una quantità più elevata di fibre nel corpo calloso, struttura che connette i due emisferi cerebrali. Questa peculiarità consente una profonda comprensione delle emozioni altrui.
- Abilità linguistiche avanzate: Nei centri del linguaggio, le donne possiedono un numero superiore di neuroni, favorendo lo sviluppo di una maggiore capacità di tradurre i pensieri in parole. Non a caso, le donne sviluppano il loro vocabolario più precocemente e, in media, pronunciano circa 8000 parole al giorno rispetto alle 5000 degli uomini. Questa competenza linguistica è particolarmente utile durante le sedute terapeutiche, in cui il dialogo ha un ruolo centrale.
Ovviamente, queste differenze non significano affatto che la psicologia sia una professione riservata alle donne o che gli uomini siano meno adatti. Gli uomini, infatti, portano competenze uniche che arricchiscono la pratica psicologica, dando una diversa prospettiva sulle dinamiche relazionali e un approccio complementare alle sfide terapeutiche.
Entrambi i generi, con le loro caratteristiche specifiche, giocano un ruolo fondamentale nel costruire relazioni terapeutiche di valore.