Con una sentenza pubblicata il 24 dicembre, il Consiglio di Stato ha dichiarato nullo il referendum che aveva approvato il nuovo Codice Deontologico nel settembre 2023. Questa decisione ha ripristinato il precedente Codice Deontologico fino a quando non sarà possibile avviare una nuova procedura di revisione. Il ricorso era stato presentato da un gruppo di psicologi contrari al nuovo Codice.
Il Consiglio di Stato ha contestato la validità del referendum, individuando un vizio procedurale nella revisione del Codice. In particolare, la “premessa etica” introdotta all’inizio del nuovo Codice non era stata sottoposta a referendum. Questa omissione ha portato all’invalidazione dell’intero risultato, bloccando l’applicazione del Codice aggiornato e obbligando la comunità professionale a tornare alle disposizioni precedenti.
Il punto di vista degli psicologi
Il fronte “Il no che unisce”, che ha presentato il ricorso, ha espresso forti critiche nei confronti del comunicato diffuso dal CNOP.
«A seguito della decisione, il CNOP ha pubblicato un comunicato da cui traspare l’intento di minimizzare la gravità dei propri errori» afferma il gruppo degli psicologi.
E poi ancora: «Il comunicato del CNOP manipola la logica delle cose in modo da (auto)assolvere i protagonisti di questa triste storia: immacolati, come se nulla fosse successo. La tecnica retorica per raggiungere questo risultato argomentativo è affermare l’ovvio e presentarlo come una vittoria: il contenuto dei principi etici e l’articolato non sono stati bocciati, rimangono validi. Verissimo. Tuttavia TAR e Consiglio di Stato non possono assolutamente sindacare nel merito delle norme deontologiche. Né il ricorso, e men che meno l’ordinanza del Consiglio di Stato, hanno nulla a che vedere con la validità dei principi etici o dell’articolato, ma solo con la grave invalidità delle procedure adottate dal Cnop».
Il gruppo ha sottolineato come il Cnop non abbia detto nulla «riguardo alle conseguenze del ritorno in vigore del vecchio Codice deontologico, e nulla riguardo ai procedimenti disciplinari basati sul nuovo Codice che fossero eventualmente in corso».

Le implicazioni per gli psicologi
Per il momento, il precedente Codice Deontologico torna ad essere il riferimento normativo per tutti gli psicologi. Questo comporta un ritorno alle regole in vigore prima della revisione, una situazione che richiede chiarezza e adattamento da parte degli operatori del settore. Tuttavia, le problematiche che avevano originariamente spinto alla revisione rimangono irrisolte.
Il futuro del Codice Deontologico
Il ritorno al precedente codice deontologico non deve essere visto come una battuta d’arresto, ma come un’occasione per riflettere e rinnovare un processo che si è rivelato insoddisfacente e poco trasparente.
È necessario un ripensamento radicale: il Codice Deontologico deve evolversi per rispondere in modo più efficace alle sfide attuali e future della professione. Un nuovo approccio deve partire da un ascolto delle esigenze dei professionisti e dei pazienti, valutando anche una maggiore integrazione tra etica professionale e strumenti diagnostici come il DSM. In questo contesto, il ruolo del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) diventa fondamentale.