Quali sono gli obblighi fiscali per psicologi?

Scopriamo tutti gli adempimenti e obblighi fiscali, contabili e amministrativi a cui sono sottoposti gli psicologi.

Quali sono gli adempimenti per gli psicologi

Nel corso degli anni si è assistito a una modifica e integrazione della normativa fiscale per gli psicologi: dall’introduzione dell’Albo professionale all’iscrizione alla cassa previdenziale Enpap, fino all’obbligo di fatturazione elettronica prorogato recentemente.

In questo articolo chiariamo tutti gli adempimenti e obblighi fiscali, contabili e amministrativi per gli psicologi che esercitano la libera professione con partita Iva.

Quali sono gli adempimenti previsti per gli psicologi?

Gli adempimenti per uno psicologo si dividono in amministrativi, previdenziali e fiscali.

I principali adempimenti amministrativi sono l’iscrizione all’albo degli psicologi della propria regione di residenza e il rispetto del codice deontologico. Quelli previdenziali comprendono l’iscrizione all’ENPAP e il versamento dei relativi contributi.

Gli adempimenti fiscali invece, includono l’apertura della partita Iva come psicologo, la scelta del regime fiscale e l’adesione alla fatturazione elettronica.

I regimi fiscali per uno psicologo

Come stabilito dal Dpr n. 917/1986 e dal Dpr n. 633/1972, i regimi fiscali a cui può aderire uno psicologo, invece, sono tre:

  1. Regime forfettario, introdotto con la legge 190/2014, che prevede una serie di semplificazioni fiscali a cui è possibile aderire fino a 85.000 euro annui di fatturato, ovvero un’aliquota al 5% per i primi cinque anni di attività e successivamente al 15%. Caratteristica fondamentale del regime forfettario è l’impossibilità di dedurre le spese: le tasse sono calcolate sul coefficiente di redditività, che corrisponde al 78% dell’incasso. Unica eccezione è quella riguardante i contributi ENPAP, che si possono dedurre anche per i professionisti che adottano questo regime fiscale. Nel regime forfettario non è necessario presentare la dichiarazione annuale IVA, in quanto non è previsto l’addebito dell’IVA all’interno della fattura dei pazienti;
  2. Regime ordinario (cd. contabilità semplificata), la cui adesione non richiede un limite di fatturato massimo e consente di ottenere detrazioni e deduzioni fiscali per alcune tipologie di spese sostenute nell’ambito della propria professione.
  3. Regime semplificato, a cui si può aderire se il fatturato è inferiore a 500.000 euro all’anno. La tassazione sui compensi percepiti varia dal 15% al 41% del reddito imponibile, a seconda dello scaglione IRPEF. Inoltre, è prevista una ritenuta d’acconto del 20%, trattenuta direttamente dal cliente, che potrà essere recuperata o conguagliata nella dichiarazione dei redditi.

Gli adempimenti previdenziali

Lo psicologo deve fare riferimento al suo Ordine Professionale e alla propria cassa previdenziale: una volta effettuata l’iscrizione all’Albo, quindi, il professionista deve iscriversi all’ENPAP (entro i 90 giorni successivi) per versare periodicamente i contributi previdenziali.

L’ENPAP, infatti, prevede tre tipologie di contributi:

  • il contributo soggettivo, che corrisponde al 10% del reddito netto con un minimo di 780 euro annui;
  • il contributo integrativo, che corrisponde al 2% del corrispettivo lordo sulle fatture emesse, con un minimo di 60 euro all’anno;
  • il contributo di maternità, che corrisponde a una quota fissa annuale e varia di anno in anno.

I contributi sono obbligatori per tutti gli psicologi che svolgono l’attività in modo autonomo e sono titolari di partita Iva: le scadenze da rispettare sono due ogni anno.

Quali sono gli obblighi fiscali per psicologi

Gli adempimenti ai fini delle imposte sui redditi

Gli obblighi fiscali per uno psicologo si possono dividere in due categorie:

  1. imposte dirette, che colpiscono direttamente il reddito del contribuente (es. IRPEF e IRAP);
  2. imposte indirette, che colpiscono la ricchezza nel momento in cui viene trasferita o spesa (es. IVA).

Per quanto riguarda le imposte dirette, il reddito prodotto dal professionista è soggetto a:

  • IRPEF, ovvero l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche;
  • IRAP, ovvero l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive.

L’IRPEF colpisce direttamente il reddito complessivo del contribuente secondo aliquote crescenti al crescere del reddito:

Scaglione di redditoAliquota IRPEF
Da 0 a 15.000 euro23%
Da 15.001 euro a 28.000 euro27%
Da 28.001 euro a 55.000 euro38%
Da 55.001 euro a 75.000 euro41%

L’IRAP, invece, è un’imposta regionale che colpisce i soggetti che svolgono abitualmente un’attività autonomamente organizzata diretta alla produzione e allo scambio di beni, nonché alla produzione di servizi nel territorio della Regione. L’aliquota varia in base alla Regione di appartenenza.

Gli adempimenti ai fini IVA

Gli adempimenti IVA per gli psicologi si possono riassumere in alcuni punti:

  1. apertura della partita IVA;
  2. emissione e conservazione delle fatture (parcelle);
  3. conservazione delle fatture d’acquisto;
  4. liquidazione periodica dell’Iva;
  5. dichiarazione Iva annuale;
  6. invio elenco clienti e fornitori.

Come funziona l’apertura della partita Iva come psicologo

Uno psicologo regolarmente iscritto all’Albo della propria regione che intende svolgere il proprio lavoro come libero professionista, deve mettersi in regola e aprire la partita Iva. Per farlo è possibile compilare e consegnare i relativi moduli all’Agenzia delle Entrate (modello AA9/12), oppure avvalersi dell’assistenza di un commercialista per non commettere errori nella procedura.

Comunicando l’inizio dell’attività entro 30 giorni dalla prima prestazione, lo psicologo otterrà un numero di partita IVA.

Il codice Ateco di riferimento per aprire la partita Iva come psicologo è 86.90.30, che identifica l'”Attività svolta da psicologi – servizi di salute mentale forniti da psicanalisti, psicologi e psicoterapisti“.

A questo punto occorre scegliere il regime fiscale a cui aderire (tra forfettario e ordinario) e pagare le tasse in base alla normativa di riferimento.

Ma si può svolgere la professione di psicologo senza partita Iva? “Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, uno psicologo che intende esercitare come libero professionista deve aprire la partita IVA dopo essersi iscritto all’Albo degli Psicologi. L’unica eccezione riguarda gli psicologi che lavorano come dipendenti presso enti pubblici o studi privati, per i quali l’apertura della partita IVA non è necessaria.

Contabilità: emissione e conservazione delle fatture

L’emissione di fattura elettronica è obbligatoria per tutti i professionisti, titolari di partita Iva e regolarmente iscritti agli Albi professionali a prescindere dal regime fiscale di appartenenza, dal fatturato e da qualsiasi altro fattore. Nonostante questo, il Il D.L. “Milleproroghe” 2025 del 28 dicembre 2023 ha esteso il divieto di fatturazione elettronica per prestazioni sanitarie verso privati al 31 marzo 2025.

Bisogna ricordare poi che a tutela della privacy la fattura elettronica non deve essere emessa per le prestazioni sanitarie che rientrano nel Sistema Tessera Sanitaria: in questi casi la fattura dello psicologo viene emessa in forma cartacea.

Gli psicologi che aderiscono al regime forfettario sono esonerati dalla conservazione delle scritture contabili e dai cosiddetti Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA). Al contrario, nel regime ordinario il contribuente è tenuto all’effettuazione della contabilità ed è tenuto all’applicazione dell’IVA. I compensi, inoltre, sono soggetti a ritenuta d’acconto da parte del committente e annualmente si è soggetti agli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale. 

La fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni

Secondo quanto stabilito dalla legge finanziaria del 2008, la fatturazione verso le Pubbliche Amministrazioni può avvenire solo in formato elettronico (FatturaPA). Le fatture sono trasmesse tramite il Sistema di Interscambio (SDI), gestito dalla Agenzia delle Entrate.

Per semplificare la burocrazia e rendere più facile la trasmissione e l’archiviazione dei documenti fiscali all’Agenzia delle Entrate esistono dei software gestionali per psicologi: un esempio è la piattaforma Gesto, che permette di realizzare fatture in pochi minuti e senza commettere errori.

Dichiarazione dei Redditi degli Psicologi Liberi Professionisti

Entro il 16 giugno dell’anno successivo a quello di produzione del reddito professionale, gli psicologi sono tenuti a compilare la dichiarazione dei redditi (o Modello Unico), quantificare le imposte IRPEF, IRAP o l’eventuale imposta sostitutiva dovuta a saldo, e provvedere al loro versamento.

Gli acconto IRPEF e IRAP sono pari al 100% dell’imposta dichiarata per l’anno precedente e si possono versare in una o due rate a seconda dell’importo dovuto:

  • con un unico versamento entro il 30 novembre, se l’importo non supera 257,52 euro;
  • in due rate, se l’acconto dovuto è pari o superiore a 257,52 euro (prima rata entro il 16 giugno, seconda rata entro il 30 novembre).

Anche gli psicologi che aderiscono al regime forfettario devono versare l’imposta sostitutiva sul reddito determinato forfettariamente: il saldo di quest’ultima deve essere versato entro il 16 giugno dell’anno successivo a quello di maturazione del reddito professionale.

Con la Legge 27 dicembre 2019, n. 160, a partire dalla dichiarazione dei redditi 2021 i pazienti potranno effettuare la detrazione Irpef del 19% solo per le spese “tracciabili”, cioè quelle pagate con carte di credito, bancomat, bonifico bancario o postale e assegno.

Lo psicologo, da parte sua, è tenuto a ricordare al cliente che il metodo di pagamento scelto per saldare la fattura potrebbe influenzare la possibilità di ottenere un rimborso. I pazienti potranno comunque pagare in contanti, ma non avranno diritto alla detrazione fiscale.

Gli studi di settore

Secondo quanto previsto dalla 248/2006 lo psicologo deve avvalersi degli Studi di Settore, un metodo per accertare il proprio reddito dichiarato. L’amministrazione finanziaria utilizza lo Studio di Settore per monitorare i parametri economici di liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprese: in questo modo può raccogliere dati di natura contabile e non contabile per valutare la capacità dei contribuenti di produrre redditi.

Sono previste sanzioni qualora il reddito del professionista e i dati dello Studio di Settore non coincidano.

Secondo quanto previsto dalla Legge 248/2006, gli psicologi devono avvalersi degli Studi di Settore, un metodo utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per determinare la congruità dei redditi dichiarati. Questi studi raccolgono dati sia contabili (entrate e uscite) che non contabili (come caratteristiche dell’attività o dell’ambiente lavorativo), per valutare la capacità dei contribuenti di generare redditi.

In caso di discrepanze tra il reddito dichiarato e i dati emersi dallo studio, l’amministrazione fiscale può avviare controlli e applicare sanzioni per il mancato adempimento delle normative fiscali.

Tuttavia, dal 2019, gli studi di settore sono stati sostituiti da un nuovo sistema basato sugli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale (ISA) per la maggior parte dei contribuenti. Gli ISA mirano a valutare l’affidabilità fiscale di un’attività, anche se gli studi di settore continuano a essere utilizzati in specifici casi o per determinati settori.

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