Come diventare uno psicologo del lavoro è la domanda che si pongono moltissimi giovani studenti. Negli ultimi anni, infatti, questa figura è cresciuta e si è sviluppata notevolmente all’interno delle aziende pubbliche e private.
Lo psicologo specializzato in questo ambito studia come agisce la mente umana nel contesto lavorativo. Il suo compito è quello di migliorare le prestazioni dei lavoratori nelle aziende e motivarli a dare il massimo. Un’attenzione particolare, in questo senso, è data anche al lato umano e alla soddisfazione personale dell’individuo.
Vediamo chi è e di cosa si occupa questa figura, cosa studiare per diventare psicologo del lavoro e quali sono le migliori opportunità professionali che si possono raggiungere.
Come diventare psicologo del lavoro
Lo psicologo del lavoro è un professionista che si occupa della selezione del personale all’interno delle organizzazioni e che favorisce il benessere aziendale e individuale. Tra i suoi compiti ci sono anche la formazione e lo sviluppo, la consulenza e talvolta anche l’analisi dei contesti aziendali.
Per diventare psicologo in Italia è necessario conseguire una laurea triennale e poi una magistrale, superare l’Esame di Stato e successivamente iscriversi all’Albo degli Psicologi.
Per specializzarsi nella psicologia del lavoro, inoltre, è necessario iscriversi alla sezione B dell’ordine professionale, che comprende dottori in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro e dottori in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità.
Formazione universitaria
Lo studente che sogna di diventare psicologo del lavoro dovrà iscriversi a un corso di laurea triennale in tecniche psicologiche dopo aver conseguito il diploma. In seguito, dovrà conseguire una laurea magistrale nell’ambito in cui intende lavorare (per esempio risorse umane, organizzazioni, aziende, ecc).
Se la laurea magistrale non è abilitante, inoltre, è previsto lo svolgimento di un tirocinio di 6 mesi presso una struttura convenzionata. In questo percorso lo studente potrà imparare le basi della psicologia e studierà materie come psicologia generale, psicologia dello sviluppo e psicobiologia.
Ricordiamo che con la legge n. 163 dell’8 novembre 2021 il tirocinio per gli psicologi è stato abrogato per tutte le lauree abilitanti, a partire dall’anno accademico 2022/2023.
A questo punto, quindi, il professionista può iscriversi all’Esame di Stato. Sono previste due prove scritte, una prova orale e una di carattere pratico per ottenere il titolo professionale di dottore in tecniche psicologiche.
Infine, una volta superato l’esame è possibile effettuare l’iscrizione alla sezione B dell’Albo degli psicologi. A questo punto lo studente può scegliere di entrare nel mondo del lavoro come dipendente oppure come professionista autonomo.
Specializzazione in psicologia del lavoro
Una vola conclusi gli studi, lo studente può decidere di frequentare anche un master in psicologia subito dopo la laurea. Così facendo può specializzarsi nelle tecniche della psicologia del lavoro e delle organizzazioni.
Durante la specializzazione il professionista avrà modo di affrontare argomenti molto diversi e vari. Per esempio, conoscerà le teorie psicologiche dell’ambiente di lavoro e potrà sviluppare le conoscenze e competenze adeguate per affrontare le dinamiche delle relazioni umane al lavoro. Sarà poi in grado di gestire e utilizzare metodi statistici e procedure per l’elaborazione dei dati che si presentano nel panorama professionale.
Lo psicologo del lavoro, infatti, non si occupa soltanto del benessere fisico e psichico dei lavoratori, ma è coinvolto anche nel processo di selezione del personale.
Cosa studia la psicologia del lavoro
Così come viene definita da Wikipedia, la psicologia del lavoro è “lo studio dei comportamenti delle persone nel contesto lavorativo e nello svolgimento della loro attività professionale in rapporto alle relazioni interpersonali, ai compiti da svolgere, alle regole e al funzionamento dell’organizzazione“.
Quindi, questa parte della psicologia applica i modelli e le teorie psicologiche al contesto lavorativo. L’obiettivo è quello di migliorare e aumentare la produttività dei lavoratori, soddisfare le loro esigenze e supportare le aziende nei processi di selezione e ricerca del personale. Il professionista delle organizzazioni dovrà anche favorire le relazioni e la comunicazione tra lavoratori e datori di lavoro all’interno delle aziende.
La psicologia del lavoro, in altre parole, studia i seguenti aspetti del contesto lavorativo:
- i fattori personali, interpersonali e situazionali, che intervengono nella costruzione delle relazioni;
- analizza i comportamenti degli individui durante lo svolgimento della loro attività professionale con l’obiettivo di promuovere il benessere individuale e aziendale.
Lo scopo finale di questa materia è il miglioramento delle condizioni lavorative e del rendimento dei lavoratori all’interno delle aziende.
Chi è e cosa fa lo psicologo del lavoro
Lo psicologo del lavoro, all’interno di aziende o di organizzazioni, svolge un ruolo centrale e si occupa di diversi aspetti organizzativi. A partire dalla gestione delle dinamiche relazionali e di selezione del personale, fino all’orientamento, alla formazione, alla consulenza. Ma si occupa anche delle problematiche che potrebbero ostacolare le prestazioni e le relazioni fra dipendenti e azienda.
Un altro compito molto importante che deve svolgere lo psicologo del lavoro è quello di prevenzione dai rischi psicosociali, tra i quali ad esempio lo stress da lavoro correlato.
Riassumendo, quindi, lo psicologo del lavoro si occupa delle seguenti funzioni:
- selezione del personale, cioè interviene nel processo di assunzione e ricerca del candidato ideale per un’azienda somministrando per esempio dei test psicometrici o dei colloqui strutturati;
- formazione e sviluppo, cioè prepara dei programmi per migliorare e aumentare la produttività dei lavoratori utilizzando tecniche e strumenti digitali e non solo;
- gestione dello stress e promozione del benessere, cioè cerca di evitare situazioni di disagio per i lavoratori e promuove una cultura aziendale salutare;
- analisi e cambiamento, cioè aiuta i datori di lavoro a migliorare i processi aziendali andando a cambiare alcuni aspetti organizzativi per rendere il lavoro più soddisfacente e meno faticoso.
Quanto guadagna uno psicologo del lavoro
Secondo i dati di Glassdoor, uno psicologo guadagna in media 1.900 euro al mese. Una ricerca di Adecco, invece, stima lo stipendio medio mensile tra i 1.650 euro e gli oltre 2.000 euro al mese. A incidere sul guadagno sono le mansioni svolte dal professionista e la sua posizione (autonomo, dipendente privato o dipendente pubblico).
Per scoprire quanto guadagna uno psicologo bisogna considerare moltissimi fattori: a partire dalla sua specializzazione (in questo caso nel settore lavorativo), fino al grado di esperienza nel ruolo. Infatti, con il passare degli anni e con l’aumentare dell’esperienza, anche lo stipendio medio mensile dei professionisti inizia a salire.
In linea generale, possiamo ipotizzare che uno psicologo del lavoro guadagni fino a 42.500 euro all’anno, in base all’esperienza, alla tipologia di contratto con cui è stato assunto e al ruolo che si trova ad occupare.
Opportunità professionali
Lavorare come psicologo del lavoro può essere una garanzia, considerando che negli ultimi anni questa figura ha assunto notevole importanza. Sono sempre di più le aziende private e pubbliche che si affidano a figure professionali per i processi di selezione e ricerca del personale, o semplicemente per aumentare la produttività e le prestazioni dei lavoratori occupati.
Una volta conseguita la laurea e l’abilitazione alla professione, quindi, uno psicologo del lavoro può decidere di lavorare sia come libero professionista con partita IVA, sia come lavoratore dipendente all’interno di aziende o enti pubblici.
Le migliori opportunità lavorative possono trovarsi nei seguenti ambienti:
- ambito sanitario, all’interno di aziende del Servizio Sanitario Nazionale, ospedali, centri di cura e di riabilitazione. Qui potrai svolgere attività di prevenzione, monitoraggio e supporto alla gestione del cambiamento sociale;
- ambito scolastico/educativo, nelle scuole e negli enti di formazione, dove ti sarà richiesto di svolgere attività di formazione e consulenza;
- ambito privato, all’interno delle aziende e a fianco dei lavoratori per i processi di selezione, formazione e orientamento professionale, sviluppo delle risorse umane, analisi organizzativa, marketing e comunicazione;
- ambito della ricerca, presso università, laboratori e IRCCS, per contribuire alla ricerca psicologica.
In base al settore nel quale ti trovi a lavorare come psicologo, puoi modificare il tuo curriculum per renderlo più interessante per i responsabili delle risorse umane. In questo modo avrai più opportunità di essere scelto!